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Che pomeriggio di... beep!

Ore 9.02 Aspettando il Patriarca. Passo e chiudo Alla visita, presenti: Patriarca, doc. Mafalda, doc. Freeze e Paola a 'sogliola' (caposala): Patriarca: 'Luca ma si è proprio affezionato allora?' Io: 'Siiii.' Patriarca: 'Come mai qui?' Io: 'Perché ho ricominciato a sentire che ritornavano i dolori, mi si stava....' Patriarca: 'Luca, questa si chiama paura'. Io: 'Be, non nego che c'è stata pure quella componente.' Patriarca e Mafalda sorridenti all'unisono: Patriarca: 'Ma no Luca noi siamo contenti che stai qui. Ora ti fai sta benedetta ultima tac, esito e poi ti dimettiamo ma questa volta con la direzione che finirai la terapia antibiotica per via endovenosa in day hospital.' Io: 'Grazie, di cuore, Professore!' Fino a venerdì, quindi, me ne sto qui al calduccio, calduccio. Luke the happy man Che pomeriggio di BEEEEP!!!! Ieri il pomeriggio più di beep che ho trascorso qui in ospedale. Tanto per cominciare, appena dopo mezzogiorno l'intero ospedale è entrato in uno stato totale di ansia, dovuta all'arrivo dell'ispettorato regionale emissario di Lady Polverina (donna di raffinata classe). Tutti gli addetti a pulire, a sistemare. Primari, in giro per i reparti a cercare di dare ordine oltre il loro usuale orario. Accanto al cancello d'entrata, una ventina di dimostranti con fischietti che al megafono urlavano slogan anti Polverina. Pensate stanno chiudendo l'ospedale e la rimostranza era affidata ad una ventina sola di persone, per lo più infermieri. (questo è lo spirito combattivo italiano, da ridere). Tutti in tensione fino alle cinque. Arriva la delegazione e in mezz'oretta è già fuori. Che presa per il culo. Mentre tutto questo succedeva sento un'infermiera che mi chiama e vedo la figura di mio padre all'interno del reparto che mi aspettava. Incredibile è riuscito ad entrare, quando a tutti gli altri era stato negato. Lo sguardo dell'infermiera era totalmente rapita da mio padre (quante volte ho visto quegli sguardi nella mia vita!!). Ci accomodiamo di fuori, seduti nella sala d'aspetto. Comincio a raccontargli del mio decorso ospedaliero, quando ad un certo punto mi fa la solita sua affermazione (gia enunciata nelle uniche altre due visite che mi ha fatto): ' Ma sicuramente c'è stata la tua trascuratezza!'. Al ché mi sono proprio detto: ' ora ti inchiodo!'. Ho cominciato a riportargli tutte le storie raccolte in questo mese di pazienti affetti da gravi patologie, esplose senza il benchè minimo sintomo, campanello di preavviso, gli ho parlato della nostra vulnerabilità, della nostra paura e del terrore che tutto questo riaccada, gli ho parlato della possibilità di morire senza neanche accorgersene. ' Non ci date la colpa del nostro dolore, non ci dite perché ci troviamo in queste condizioni, ma chiedeteci piuttosto come ci sentiamo, cazzo!!!'. L'ho visto sempre più schiacciarsi e chiudersi sulla sedia, nel suo sguardo la ricerca di un 'e'it srategy', una via d'uscita, quando eccola, fornitagli dall'universo. Passa il nipote ( non che primario del reparto di ortopedia qui a Bracciano) di M.Grazia sua compagna, in un secondo si drizza in piedi e comincia a parlare con lui di politica per una mezz'oretta. Al termine della conversazione, si ricorda perché si trovava lì e mi saluta e di gran carriera infila le scale e si dilegua. Che soddisfazione. Il resto della giornata passa tranquillo e mi addormento alle 21.45. Martedì 9 novembre 2010.

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