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"L'inganno del pensiero creativo" di F. Falzoni Gallerani

... Così, coloro che dicono di volere la giustizia senza il suo correlativo, l'ingiustizia, o un buon governo senza malgoverno, non comprendono i grandi principi dell'universo, né la natura di tutta la creazione. Si potrebbe allora parlare di esistenza del Cielo senza la Terra, o del negativo senza il positivo, il che è chiaramente impossibile. Eppure la gente continua a discutere, senza fermarsi; non può trattarsi che d'idioti o di furfanti... Chung Tzu

L'io è strutturato esattamente come un sintomo. Non è altro che un sintomo privilegiato all'interno del soggetto. E' il sintomo umano per eccellenza, la malattia mentale dell'uomo. Lacan

Ogni individuo intuisce giustamente di condividere la stessa natura dell'Atman, ma distorce tale intuizione applicandola al suo sé separato; ritiene che il suo sé sia immortale, onni-comprensivo, centrale nel cosmo, estremamente importante. Cioè, sostituisce l'Atman con l'ego. Poi, anziché trovare la totalità effettiva e senza tempo, si limita a sostituirla con il desiderio di vivere eternamente; anziché fondersi con l'universo, desidera possederlo; anziché fondersi con Dio, si sforza di fare la parte di Dio. J. Hillman

Se si dimentica che lo spazio e il tempo non esistono e che appartengono solo alla mente, come si può osare di parlare di spirito? Se non siamo stupiti di meraviglia nell'osservare lo spontaneo apparire dell'io e del mondo nello spazio della coscienza come possiamo riconoscere il vero Sé?

La memoria, l'esperienza e le razionalizzazioni del pensiero, non conducono alla libertà, per questo le grandi rivoluzioni non hanno trasformato la società. Questo accade perché è la coscienza dell'uomo in tutto il mondo e da secoli è vittima di una specie di allucinazione collettiva. La tanto attesa Nuova Era che porterà alla nuova coscienza sarà il risveglio da questa allucinazione prodotta dal dominio dell'ego, che con il suo bagaglio di condizionamenti è alla radice della divisione e del conflitto. Se ci illudiamo di cambiare senza riconoscere la natura dell'io gireremo attorno senza mai liberarci dal conflitto. Se non riconosciamo i limiti del pensiero e attribuiamo all'io una natura indipendente la nostra visione sarà distorta.

Quando si parte da presupposti sbagliati qualunque teoria che ne deriva non potrà che causare ulteriore confusione. Il tema è universale, userò tuttavia come esempio la teoria del "Pensiero Creativo" oggi molto in voga. Poiché si basa sulla prospettiva dell'io come agente separato in grado di agire sulla realtà esterna, anziché terapeutica è anch'essa motivo di ulteriori illusioni. Il fatto che la percezione convenzionale condivisa sia per lo più questa è il motivo principale della confusione e conflittualità che affliggono la società e gli individui in tutto il mondo. Appare chiaro che la normalità è patologica, mentre la liberazione dagli inganni mentali, la chiarezza percettiva di una mente libera dai condizionamenti e dal passato, è una condizione tanto rara da esser mitizzata: invece di chiamarla stato naturale, la si chiama illuminazione.

Profonde verità e narcisistiche illusioni si confondono.

La distorsione prodotta dalla erronea prospettiva della separazione egoica, ha creato la società attuale, su cui gravano grandi problemi economici, politici ed ecologici. Il pensiero che scaturisce da questa divisione ha creato enormi conflitti che l'uomo non pare in grado di risolvere. La competizione, l'egoismo, la paura, il desiderio di avere sempre più, la superficialità e l'indifferenza, dominano il pensiero e corrompono il mondo. L'uomo che desidera uscire dal conflitto, deve trovare una modalità della coscienza che non sia dominata dal pensiero e dall'egotismo. Quanto ci viene offerto da molti psicologi e terapeuti d'avanguardia molto spesso non ha superato il nodo essenziale del falso io e contiene quindi qualcosa d'ingannevole.

Un esempio in cui ciò è particolarmente evidente è rappresentato dalla corrente del "Pensiero Creativo" cui paiono essersi convertiti quasi unanimemente i seguaci della New Age e gran parte di coloro che insegnano tecniche Olistiche. I movimenti del "Pensiero Positivo" anche se esprimono concetti di buon senso, cadono in un ingannevole narcisismo quando attribuiscono al pensiero proprietà che non appartengono a questo piano superficiale della coscienza. Al contrario di quanto affermano molti autori contemporanei, le tradizioni spirituali di ogni tempo sono concordi nel riconoscere un ambito specifico e ristretto al pensiero e spesso lo considerano anzi grave interferenza alla percezione della realtà.

Così recitano le prime righe della Voce del Silenzio: Queste istruzioni sono per coloro che ignorano i pericoli delle facoltà psiche inferiori. Chi vuole udire e comprendere la voce di Nada, il tacito suono, deve prima conoscere la natura di Dharana (la concentrazione perfetta). Deve il discepolo, divenuto indifferente agli oggetti della percezione cercare il Rajah dei sensi, il produttore del pensiero, quello che sveglia l'illusione. La Mente è la grande Distruttrice del Reale. Distrugga il Discepolo la Distruttrice. Poiché, quando la sua propria forma gli apparirà irreale, come nella veglia tutte le forme vedute nel sogno; quando avrà cessato di udire i molti, egli potrà discernere l'Uno, il suono interno che uccide l'esterno. Allora soltanto, non prima, abbandonerà egli la regione di Asat, il falso, per entrare nel reame di Sat, il vero.

L'idea che i nostri pensieri plasmano la realtà che ci circonda e che con il pensiero attiriamo il nostro destino, che non è del tutto sbagliata dalla prospettiva del Sè, dalla prospettiva dell'io dà adito a terribili fraintendimenti e può persino produrre problemi psicologici gravi, dal momento che il pensiero che nasce dalla prospettiva dell'io, non ha accesso alla mente creatrice anzi ostacola il fluire armonico degli eventi. Se penso: "io creo il mondo che mi circonda" sono già perduto nell'illusione dal momento che con "io" intendo la "persona", l'entità creata dal pensiero attraverso la memoria e quindi la "storia" con cui mi identifico. Se attribuiamo a quest'io l'onnipotenza creativa, siamo più vicini alla psicosi che all'illuminazione. Dalla prospettiva del Sé, è evidente l'interdipendenza tra la consapevolezza e la materia, tuttavia il Sé non crea ciò che desideriamo, ma ciò che è giusto secondo leggi a noi ignote. Il piano Causale, il Testimone senza forma, è considerato il substrato del mondo fenomenico, il quale non esisterebbe separato da esso, ed anche in questo caso ci si riferisce ad un livello di coscienza che si può percepire nell'assorbimento profondo che ha nulla a che fare con il pensiero.

Il risveglio interiore che trasforma la nostra relazione con la realtà non è un pensiero o un modo nuovo di pensare, bensì la chiara percezione della realtà e dei limiti del pensiero. Abbiamo trattato altrove sulla natura del Sé, che per la saggezza perenne è una cosa sola con la Coscienza impersonale, con il Brahman e non ritorno qui sull'argomento. Mettendo in luce le incongruenze del pensiero creativo non intendo negare l'ovvia influenza che ha il pensiero su ogni banale aspetto della vita quotidiana, (il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto), ma vorrei che fosse chiaro che stiamo osservando il problema secondo una prospettiva più profonda. Se ad esempio, una statistica dimostra che gli ottimisti hanno il 70% in meno di probabilità di morte per cardiopatia, non discuto che l'ottimismo e la serenità favoriscono la salute, piuttosto dubito che un soggetto pessimista possa diventare ottimista attraverso uno sforzo volontario, attraverso una reazione mentale al pessimismo. Penso invece, che vedere con chiarezza il movimento del pensiero con una mente attenta e libera dalle identificazioni dell'io, riconoscere con chiarezza ciò che ci condiziona, possa eventualmente recidere le radici del pessimismo.

Ogni serio ricercatore giunge ad accorgersi che il lavoro sul pensiero porta al silenzio e alla illuminante verità di una percezione non divisa in soggetto-oggetto. Ciò va oltre l'ottimismo e il pessimismo, è un'attenzione equanime libera da aspettative, del tutto estranea all'attaccamento a polarità positive in contrapposizione a quelle negative Già nel terzo secolo prima di Cristo il maestro taoista Chung Tzu riconosceva chiaramente l'interdipendenza dei fenomeni e insegnava che la cosiddetta positività al fine nasce dall'aver trasceso gli opposti.

Tanti livelli attraverso quali osservare la realtà

Aggiungo altre riflessioni, anche a costo di ripetermi perché credo che l'importanza dell'argomento lo richieda. Come ho detto, in numerosi libri di successo troviamo scritto che finalmente è stato svelato il segreto della vita che porterà alla soluzione al problema umano: il pensiero crea! Con questo s'intende che attiriamo con i pensieri ciò che ci capita e quindi decidendo di pensare positivamente tutto andrà per il meglio e potremo trasformare il mondo. L'idea di poter avere totale padronanza sul destino è estremamente allettante. Ma, nella vita reale basterà affrontare qualche dolorosa delusione per prender atto che le cose non seguono i nostri desideri e che i fatti del destino non rispondono ai nostri pensieri. Echi del pensiero magico ci spingono in questa direzione illusoria. Un proverbio indiano recita più o meno così: Vuoi far ridere Bhaghwan? Raccontagli i tuoi progetti.

Nello stesso tempo è insostenibile anche considerare che la nostra vita non rispecchi quello che siamo e che gli accadimenti che tessono la storia della nostra esistenza siano solo un'accozzaglia di fatti casuali riducibili a probabilità statistiche. Tutti siamo colpiti quando nella vita ci accadono le coincidenze più improbabili, spesso questi eventi ci fanno intuire i disegni invisibili del destino. Già nella prima metà del '900 C. G. Jung ha trattato il tema della sincronicità, fenomeno che certamente rivoluziona ogni visione materialista dell'esistenza.

Chi scrive ha avuto una vita costellata da incredibili coincidenze e soprattutto nel rapporto con il Maestro in India eventi certamente inspiegabili, erano all'ordine del giorno. C'è da dire che anche queste misteriose correlazioni tra eventi accadono indipendentemente dai nostri pensieri e sono più frequenti quando nella psiche dell'individuo sono attivate delle istanze archetipiche, (e anche in questo caso non è il pensiero, bensì la psiche profonda ad influenzare il nostro vivere).

Il pensiero positivo può rafforzare l'ombra

Le rimozioni e l'ipocrisia connaturata all'ego che sfugge la propria ombra sono le fondamenta della prigione nevrotica. L'ego per sostenere la posizione del pensiero positivo, cade nella paradossale strategia di scacciare i pensieri negativi rafforzando l'ombra e questa contrapposizione rafforza il conflitto interiore. L'io che, seguendo la guida fallace del desiderio, s'impegna in "pensieri positivi" nell'illusione che i pensieri creino la realtà obiettiva dimenticando l'influenza dell'inconscio, potrà solo ingigantire l'ombra prodotta dalle rimozioni. C'è un'enorme distanza tra un atteggiamento di questo genere e qualunque Filosofia Perenne, ma è molto facile essere ingannati da qualcosa che non è del tutto falso pur contenendo l'errore di fondo di confondere la Coscienza con il pensiero, l'io con il Sé. Il pensiero, strumento indispensabile sul piano lineare del divenire, è un ostacolo alla realizzazione di ciò che è esperienza diretta dell'Essere, e per rendersene conto basta meditare a fondo le parole di Jiddu Krishnamurti la cui lucida visione conduce a riconoscere i terribili conflitti che nascono dal dominio del pensiero. Questo è l'universale inganno dell'ego che non riguarda solo le illusioni semplicistiche della New Age, ma ogni aspetto della nostra vita.

Ogni medaglia ha due facce

Se credere nell'onnipotenza dell'io è patologico (patologia diffusissima in quest'era dominata dal materialismo spirituale e dal narcisismo) il quadro cambia radicalmente quando, riconosciuta l'illusoria natura dell'io, constatiamo che non c'è divisione tra la consapevolezza e il mondo. Dalla prospettiva del Sé causa ed effetto si annullano nell'interdipendenza. Quando giungiamo ad avere uno spiraglio di luce direttamente dallo Spirito (come pura consapevolezza impersonale oltre il tempo) comprendiamo l'assurdità delle fantasie allettanti che ci hanno ingannato.

E' chiaro che profonde intuizioni che hanno significato quando si è consapevoli di essere immersi nel flusso delle nostre limitate percezioni, nella bolla spazio temporale creata dalla mente, sono prive di senso da una prospettiva convenzionale che al contrario considera il mondo materiale differente dalla mente che lo percepisce ed esterno a noi, reale e solido e interpretato secondo le ideologie condizionanti delle tradizioni in cui si è cresciuti. Se dimentichiamo che non stiamo osservando il mondo bensì stiamo percependo le risposte del nostro sistema nervoso (la luce e i colori sono solo la risposta di aree del cervello a una ristretta gamma di onde elettromagnetiche) e non una realtà oggettiva esterna, e che queste percezioni sono condizionate dal modo in cui è stato programmato il nostro modo di pensare, cioè se non riconosciamo la distorsione radicale creata dall'egotismo, dalla Fisica Quantistica e dalle tradizioni spirituali dell'Oriente possiamo trarre solo fantasie consolatorie. L'universo non esiste indipendentemente da qualcuno che lo percepisce, ma chi lo percepisce è il nostro vero Essere, il Testimone, non è l'ego, che distorce ogni percezione. L'io è il fantasma del pensiero che pare abitare l'apparato psicosomatico e lo percepiamo come noi stessi, mentre invero siamo la consapevolezza non divisa e oltre al tempo in quanto sempre presente, di questa e di ogni altra percezione.

Non solo i cinque sensi ci offrono percezioni parziali, ma tali percezioni sono interpretate secondo le abitudini del pensiero che è stato condizionato e programmato per millenni a percepire la realtà da una prospettiva dualista ed egocentrica. La realtà che percepiamo è stata creata da un modo di pensare emerso da poco e non del tutto dalle tenebre dell'inconscio e della superstizione. I pensieri che ci condizionano sono un ostacolo alla percezione diretta della Realtà e ogni autentico risveglio a ciò che trascende lo spazio-tempo non può, essere descritto in parole e ridotto a concetti, spiegato e inserito in una "nuova teoria", può essere colto soltanto nel silenzio dell'attenzione che trascende il tempo e i concetti.

Tecniche che usano la respirazione come il Rebirthing Transpersonale sono uno strumento efficace per trascendere il pensiero, perciò utilizzare tali metodi esperienziali con un approccio che risente del dualismo del pensiero (positivo contro negativo) e ricade nelle logiche dell'ego mi pare una grave contraddizione in cui cadono molte scuole che paradossalmente si proclamano olistiche e pretendono di insegnare lo sviluppo della coscienza e vie di liberazione.

Esaminando i fatti della vita osserviamo molti esempi che ci fanno comprendere come sia facile cadere in queste distorsioni percettive dell'io come creatore degli eventi. Quando si passa attraverso a quello che chiamiamo un periodo sfortunato, ci accadono incidenti e sgradevoli imprevisti e nello stesso tempo siamo giù di morale e non riusciamo a vedere i lati belli della vita. E' naturale che in questi periodi i pensieri siano spesso negativi e autocritici. Poi, da un giorno all'atro, la situazione cambia, la nostra mente torna serena, ci accettiamo per quel che siamo, e contemporaneamente le cose attorno a noi ricominciano ad andare bene e pare che la fortuna di nuovo ci accompagni. Ovviamente in questo periodo la mente è occupata da pensieri positivi. Da un certo punto di vista è straordinario costatare come sia inestricabile il legame tra il mondo interno e quello esterno, poiché contemporaneamente al cambiamento dell'atteggiamento interiore è cambiato il mondo attorno a noi, come se gli eventi "casuali" della vita rispondessero al nostro mutato sentire. Di nuovo proviamo quei momenti in cui il mondo appare luminoso, tutto va bene senza sforzo in un fluire spontaneo, nulla è fuori posto e notiamo frequentemente la sincronicità di coincidenze armoniche. In poco tempo la recente "depressione" viene superata e la si ricorda come un fertile periodo di crescita, una prova che abbiamo superato e una lezione della vita che dovevamo apprendere. Smettiamo di identificarci con quell'io autocritico e preoccupato (pre-occupato) e ci pare di essere noi stessi a creare la positività che ci circonda. Non ci rendiamo conto che è ritornato un periodo positivo di cui non possiamo attribuirci il merito.

Anche quando riconosciamo di essere finalmente in una certa misura liberi dall'ego, dobbiamo riconoscere che si tratta di uno stato che va e viene indipendentemente dai nostri sforzi psicologici, (direi anzi che pare si manifesti proprio quando smettiamo di sforzarci e ci arrendiamo alla realtà). Così la misteriosa interrelazione sincronica tra interno ed esterno, viene confusa con una relazione di causa-effetto: quando penso positivo va tutto bene. Quello che penso accade

L'ego che vuole sentirsi padrone della scena come agente indipendente, inserisce un legame di causa ed effetto tra il "pensiero" e gli "avvenimenti" e ciò, come chiaramente appare a un esame attento, è illusorio, e invece che alla saggezza ci spinge ancor più verso gli inganni del mondo. E' chiaro che da questa prospettiva siamo candidati al doverci sentire in colpa quando il vento cambierà e dovremo passare attraverso un altro periodo di prove, perché se è merito nostro quando le cose vanno bene, sarà colpa nostra quando andranno male. Cercando un perché a ogni cosa, senza renderci conto che ignoriamo la natura della realtà e le leggi misteriose del cosmo, accettiamo acriticamente spiegazioni moralistiche o superstiziose.

Altra incongruenza della teoria del Pensiero Creativo ci è offerta dalla constatazione che a volte si può essere depressi quando tutto va bene e di buon animo in periodi difficili, ma predisposti a notare questi casi d'assenza di correlazione. Il saggio invero è colui che resta stabile nella buona e nella cattiva sorte, perché non si identifica con il personaggio ma arrendendosi alla vita è a contatto con il Sé. Non si tratta di un tale sempre fortunato e sorridente come le teorie del pensiero positivo spesso paiono suggerire, dispensando gravi delusioni agli incauti seguaci, ma di un individuo realmente umano e spontaneo.

Per dimostrare la superficialità della teoria del Pensiero Creativo, Ken Wilber usa l'esempio di Hiroshima: è assai improbabile che tutte le vittime pensassero allo stesso modo e tutti abbiano creato un'identica volontà autodistruttiva, è ovvio che tra le vittime ci saranno stati certamente migliaia di ottimisti.

Ciò da cui si può deviare non è il vero Tao

E' tuttavia un "positivo" segno dei tempi che un gran numero di persone siano attratte dal fare qualcosa per cambiare il loro atteggiamento verso il mondo e tentino, partendo dalla condizione dualista in cui ci troviamo, metodi per indurre un cambiamento verso una diversa qualità della vita. Seguire un sentiero che si rivela illusorio può essere l'insegnamento di cui si ha bisogno, perché l'ego possa essere trasceso è necessario passare attraverso l'esperienza della delusione, dal momento che solo quando riconosciamo ciò che è falso permettiamo al vero di apparire.

La Nuova Coscienza non duale, non ego-rifererenziale che i mistici hanno anticipato e i più avanzati studiosi moderni riconoscono, sta emergendo in seno alla vecchia e onnipresente concezione dualista che è fortemente cristallizzata e ancora dominante; secondo accurati studi al momento interessa il 2-3 % della popolazione mondiale. E' naturale quindi che la maggior parte di coloro che sono attratti dalle filosofie in voga, quando osservano queste dimensioni psichiche di armonia, sincronicità e le misteriose trame degli eventi siano sviati dai tranelli dell'ego che se ne attribuisce il merito e utilizza il pensiero creativo per continuare il suo gioco.

Altri motivi per cui è facile illudersi nascono dal fatto che nella vita occasionalmente un desiderio si avveri esattamente secondo i sogni, o che qualcosa di specifico e improbabile accada poco dopo che lo avevamo pensato e desiderato. Se si è presa la strada dell'io separato che crea il mondo anche questo ci convincerà che siamo creatori, senza prendere in considerazione che l'accaduto può essere spiegato come presentimento, una precognizione del futuro, o un fenomeno di sincronicità.

Secondo molti con il pensiero creativo, oltre ad ottenere successo materiale, si possano produrre a volontà ottimismo e allegria, ma si può constatare come sorridersi allo specchio quando si è depressi non funziona quasi mai. Illudendosi di determinare gli eventi si rafforza la sensazione di un io separato, che, come ho detto, si dovrà considerare responsabile, quando si presenterà un periodo nuvoloso. Se ci si ammala, anziché accettare la malattia, si presenterà il senso di colpa di non aver coltivato abbastanza il pensiero positivo o di nascondere pensieri negativi. La distorsione con cui abbiamo iniziato a confondere lo Spirito, cui dovremmo arrenderci, con l'ego (che è antitetico alla dissoluzione nel Sé) conduce a travisare del tutto i veri insegnamenti. Si rafforza la tendenza a sfuggire il dolore e a cercare il piacere, quando il messaggio perenne è l'accettazione delle polarità. Si crede che la gioia spirituale di cui si è sentito parlare sia la felicità effimera che viene dall'esaudire i desideri che ci legano agli oggetti esterni, dimenticando che la gioia spirituale è la liberazione da questa dipendenza. E' la consapevolezza che ci libera dai conflitti mentali e ci fa percepire l'attimo eterno, quella consapevolezza nel qui e ora oltre i confini del pensiero e il tempo psicologico.

E' facile prendere strade sbagliate quando uno stuolo di "esperti" ci offre l'allettante illusione di poter essere felici e prosperi attraverso semplici esercizi mentali basati sulle affermazioni positive o simili pratiche.

I maestri della Filosofia Perenne insegnano che dovremmo essere consapevoli del flusso disordinato dei pensieri e che dovremmo mettere ordine e pacificare la mente ancor prima di pensar d'iniziare a percorrere un sentiero spirituale. Se è vero che accadono inspiegabili coincidenze che paiono dirette a uno scopo, dobbiamo ricordare di non cadere nell'inganno dell'io come creatore dello spettacolo, quest'io se lo analizziamo non è altro che un pensiero mutevole e ripetitivo che emerge nel flusso dei pensieri e scompare nell'attenzione non divisa della presenza mentale. Questo "io" è un'illusione in quanto non ha un'esistenza indipendente da stati interni ed esterni, è prodotto della memoria e del pensiero, ed è una realtà concettuale e linguistica più che la fantasmatica entità oggettiva con cui ci identifichiamo. Per comprendere dovremmo andar oltre alle parole e riconoscere, in uno stato di lucida osservazione diretta, la natura mutevole del pensiero "io" e arrivare all'essenza che è oltre il pensiero e le parole, oltre i dualismi ed i concetti. Per definirlo usiamo termini come "il testimone senza forma della sempre presente consapevolezza", o: la coscienza-consapevolezza priva d attributi substrato di ogni fenomeno, il sé, essenza della coscienza, l'Io io di Ramana (l'Io impersonale che osserva l'io). Quando viene il tempo in cui l'io si dissolve appare chiaro che un potere ben più grande e misterioso regola il mondo e le nostre azioni. Per arrenderci a esso dobbiamo rinunciare alle fantasie di onnipotenza dell'io separato, esse rafforzano quel fantasma mentale che è origine di tutte le sofferenze, che ci allontana dalla verità e dall'impensabile silenzio necessario perché si possa sentire che siamo un'anima, affinché la volontà della vita si possa manifestare, con i suoi "miracoli", attraverso di noi. Se è chiaro che l'ego nei suoi tentativi di auto-miglioramento crea solo paradossi e ulteriori conflitti, dobbiamo anche riconoscere i limiti e gli ambiti del libero arbitrio. Per lo sviluppo della consapevolezza la responsabilità individuale ha più a che fare con l'autenticità dell'essere che con sforzi di cambiare. Dobbiamo vedere con chiarezza e accettare ciò che è, e sarà l'autenticità del sentire a produrre il cambiamento.

Il significato del termine religioso è: riunire tutte le proprie energie per comprendere la natura e il movimento del pensiero, riconoscerne i limiti e andare oltre.

J. KRISHNAMURTI

E' fondamentale riconoscere con chiarezza i meccanismi di Transfert e Controtransfert

Gli operatori nel campo delle tecniche di crescita interiore non devono dimenticare alcune basi della psicologia analitica come il Transfert e il Controtransfert. Gustav Jung ha riconosciuto che in tutte le relazioni in cui un soggetto dischiude le sue emozioni e i suoi profondi sentimenti a un altro, si crea un particolare legame emotivo.

La proiezione del paziente verso il terapeuta è influenzata da archetipi che inducono una relazione emotiva particolarmente intensa. Questi archetipi che emergono dall'inconscio rappresentano figure come quella del padre, del saggio, del maestro, della guida spirituale, e persino di divinità mitologiche e attraverso questa proiezione chi è nella posizione di guida, è investito da un'autorevole aura di superiorità e potere. Questo è un nodo centrale della psicologia analitica che Jung, spesso attraverso l'analisi dei sogni, risolveva portando il paziente a riconoscere in sé l'istanza inconscia proiettata. L'individuazione del paziente si attua attraverso la consapevolezza che, ad esempio, le qualità intuitive proiettate sulla figura del "maestro" sono potenzialità nascoste in dimensioni della coscienza. Attraverso l'attenzione e l'ascolto dell'inconscio il paziente può farle emergere e divenire attuali in sé. Il soggetto allora non dipenderà più da un'autorità esterna, che sia quella del padre, del terapeuta, ma potrà agire secondo la propria coscienza autentica e spontanea come adulto responsabile e libero. A livello più profondo non dipenderà da un Dio esterno creato dal mito, si libererà dalla possessione dell'archetipo proiettato per riconoscere la natura divina della Coscienza.

La soluzione del Transfert permette all'individuo che ritrae le proiezioni di vedere con chiarezza che il terapeuta esperto ha compito di fare da specchio perché i giochi della mente dominata dall'inconscio possano essere riconosciuti.

Questo riconoscimento è un aspetto cruciale della "guarigione" e facilita l'emergere di potenzialità e capacità sepolte e sconosciute all'individuo. Sarebbe molto grave che il terapeuta invece di aiutare l'altro nel processo di autorealizzazione si compiacesse di identificarsi con l'archetipo e sfruttasse il potere che ne consegue. Lo psicanalista esperto ben conosce i pericoli del controtransfert che consiste appunto nel soggiacere al legame emotivo con il paziente, ed entrare nel ruolo di guru e di padre che inevitabilmente indurrà una condizione di dipendenza psicologica producendo come risultato l'opposto di ciò che l'analisi si prefigge.

Chi si pone come guida al pensiero creativo, o cose simili oggi in voga, generalmente non si rende conto di quanto sia forte la seduzione prodotta dalle circostanze che si creano quando ci si pone in una relazione d'aiuto e come le illusioni si rinforzino in un gioco di proiezioni. Immaginiamo questo esempio: in un bel sito di Internet prometto successo e salute attraverso la mia tecnica appresa in Oriente, la gente s'interessa al mio lavoro allettata da promesse di felicità, li metto nelle condizioni di aprire il loro cuore e di proiettare su di me l'immagine del Guru. Quando un buon numero di persone paga i miei seminari mi pare che ciò sia la più bella dimostrazione per me e per gli altri che il mio metodo funziona, infatti sono diventato ricco e mi sento rispettato e ammirato, ero un uomo qualunque ed ora sono trattato come un Maestro Posso quindi sentirmi in diritto di insegnare che: se farete come me anche voi potrete raggiungere questo stato di prosperità e padronanza sul destino ed essere felici. Se la vostra vita continua nel tempo a essere miserevole e conflittuale dipende dal fatto che non avete seguito a fondo i miei insegnamenti e dovete partecipare ad altri seminari per finalmente imparare a cambiare i vostri pensieri inconsci, ecc..

La figura del Guru in India è culturalmente concepita in modo assai differente, la resa al Guru è uno strumento efficace a eliminare la presunzione dell'ego. Mi arrendo al Guru nello stesso modo in cui mi arrendo e accetto il mio destino, senza confondere la dimensione umana del maestro con il ruolo che rappresenta. I veri Guru, che in India sono una minoranza, sono degli specchi purissimi e con il loro comportamento spesso paradossale, distruggono ogni illusione e dipendenza per spingere il devoto a essere luce a se stesso, a svegliarsi alla propria vera natura, a riconoscere il potenziale della sua anima. Un giovane appassionato di filosofia orientale e letture New Age certo cullerà il sogno di diventare un giorno lui stesso un maestro. Se nel tempo si pone come insegnante e la gente inizia a trattarlo come tale e a mettersi nelle sue mani è difficile che abbia la forza di rendersi conto che insegna cose che ha compreso, ma mai del tutto realizzato. Sentirsi un maestro lo fa sentire bene e ciò ingannevolmente gli pare già un segno di autorealizzazione. La sua sicurezza è precaria poiché dipende dai suoi seguaci che seguendolo creano il personaggio della guida che lui invero non può essere. Se i suoi limiti umani venissero a galla e loro ritraessero le proiezioni si sentirebbe un nulla. Non è facile riconoscere che ciò che siamo veramente è il grande mistero, la nostra umanità più autentica che è difficile trovare oltre i condizionamenti e la frammentazione del pensiero. Non è il prodotto delle proiezioni altrui e sino a che non si è superato l'inganno egoico che ci spinge a diventare qualcuno, tutti vivremo nella rete del tempo e del pensiero che inevitabilmente produce i conflitti e l'alienazione che vediamo riflessa nel mondo intero.

La liberazione e l'autorealizzazione si manifestano attraverso l'autotrascendenza, in antitesi con le temporanee illusioni dell'ego che si è immedesimato nella personalità superficiale gratificata dal ruolo di guru indotto dal controtransfert. Si tratta di una trasformazione radicale. Una coscienza integrata non dipende dal mondo perché lo percepisce con chiarezza. L'individuazione è oltre i ruoli sociali e non può essere confusa con il gioco di specchi che produce ogni relazione in cui ci si apre interiormente all'altro. Al fine, non c'è nulla che debba essere criticato, anche se questa società produce numerosi pseudo guru che pretendono di avere la ricetta della felicità e vendono illusioni, essi nel tempo non passeranno il vaglio dell'esperienza. Solo così gli individui delusi che vorranno continuare la ricerca saranno spinti a riconoscere gli inganni del pensiero e accedere a quella presenza mentale, a quella chiarezza percettiva, a quello stato naturale che dissolvono il dualismo.

Dott. Filippo Falzoni Gallerani

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